venerdì 10 ottobre 2008

Le case editrici cattive

Per il lettore di comics medio, il nerd sfegatato che si preoccupa che tutti i volumi abbiano la costina con i numeri progressivi, una casa editrice è cattiva quando ammazza il suo personaggio preferito, quando non ristampa la sua storia preferita o interrompe la sua serie preferita..
Oggi abbiamo per voi un racconto che vi mostrerà una nuova prospettiva sul concetto di "casa editrice cattiva"…

Interpellato ai microfoni della rubrica di gossip fumettistici Lying The Gutters, il disegnatore Pat Broderick, noto per la sue run su Doom 2099 e Legion of Super Heroes, ha raccontato vari momenti della sua carriera e tra questi gli ha stato chiesto quale fosse il suo ricordo peggiore.
Broderick, senza esitazione, racconta di un periodo in cui suo figlio Ryan aveva sviluppato una seria malattia, e per sostenerne le spese la polizza medica offerta dalla DC (con la quale al tempo lavorava come free lance) non bastava. Quando lo fece presente ai manager della casa editrice, questi usarono la malattia di suo figlio e la promessa di una polizza migliore come punto di negoziazione per estendere per un altro anno il suo contratto…

La storia ha portato la replica di Valerie D'Orazio, editor di svariati titoli DC e prossimamente scrittrice di Cloak e Dagger per la Marvel, che con il disegnatore condivide un'esperienza simile.
La donna nell'autunno del 2003 si trovava preda dei debilitanti effetti collaterali di una medicina contro il colesterolo, tra cui dolori alle arterie e artrite nonché una generale debolezza. Ad appesantire il tutto, stava anche sostenendo il carico di lavoro di altri due editor in permesso per maternità. Il dolore era diventato così tanto che si era trovata costretta a chiedere un breve periodo di permesso per malattia.
La risposta di Dan DiDio e dei manager della DC fu che Valerie non aveva diritto ad un permesso pagato ma, in via del tutto eccezionale, le avrebbero dato una settimana di permesso non-retribuito. La donna, che non poteva permettersi un periodo senza stipendio, si trovò costretta a lavorare nonostante la malattia, che così andò aggravandosi.
La condizione di Valerie è stata anche oggetto di tentato compromesso nel momento in cui ha rassegnato le dimissioni dalla DC. L'azienda le ha proposto di firmare un Accordo di Non Divulgazione, allettandola con l'ampliamento per un mese dell'assicurazione medica, anche se non lavorava più con loro: cosa di cui la donna aveva disperatamente bisogno vista la sua salute. Lei però ha rifiutato, per non privarsi del diritto di poter parlare delle ingiustizie che ha subito.
Le sue parole per descrivere quello che le è successo sono state "Le aziende non hanno diritto di fare dei compromessi sulla nostra salute."

1 commento:

sTUDIOpAZZIA ha detto...

forte il sistema assicurativo americano
certo, le aziende servono per far soldi, ma ci vorrebbe cmq un'etica per non abusare della gente

SP