martedì 3 febbraio 2009

Non scherziamo: giornalismo e fumetti 2

Due esempi per capire come il giornalismo "alto" spesso tratta l'argomento fumetti:

È già stato segnalato a suo tempo nel nostro forum l'articolo della Stampa sul film Spirit. Il passo incriminato è questo: "The Spirit è un personaggio chiave dei fumetti americani, a noi però quasi sconosciuto: il suo creatore, Will Eisner, lo inventò nel 1940. C’erano la Seconda Guerra Mondiale e il fascismo, giornali e pubblicazioni americani erano vietati e quando, anni dopo, la guerra finì, altre cose erano più urgenti da recuperare. Perdita limitata, comunque: il personaggio non è granché".

Ecco liquidato uno dei più importanti personaggi del fumetto americano creato da uno dei più influenti cartoonist mondiali. Probabilmente scritto da chi non ha neanche letto una storia di Will Eisner, la frase in questione è incommentabile. Non c'è modo di scherzarci sopra.

E non c'è proprio nulla da scherzare nemmeno nel descrivere la tragedia accaduta a Termonde, in Belgio.

Proprio per questo, non ci si rende conto del senso di articoli come questo, tratto del Corriere della Sera.

Insomma perché scrivere un intero articolo accostando le vicende di un folle con quelle di un personaggio di fantasia e dell'attore che lo intepretava con tanto di relativa foto?

È evidente che il folle era e sarebbe rimasto tale anche senza vedere il film di Batman. Non è certo la visione del Cavaliere Oscuro che lo ha scatenato. E anche se fosse certo, sono problemi suoi e non del film. Anzi, facendo un po' di psicologia da bar, si può poprio supporre che, nella sua visione malata del mondo, abbia di proposito voluto attrarre l'attenzione dei media con questo travestimento.

Quindi, perché assecondarlo? E perché rimarcare nell'articolo la triste fine di Ledger?



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